Fino al 50% dei pazienti con ictus acuto sono in terapia con farmaci anti-ipertensivi al momento dell’ammissione in ospedale, tuttavia non è chiaro se tale trattamento debba essere portato avanti durante il periodo immediatamente successivo all’ictus.
Uno studio ha dunque valutato efficacia e sicurezza legate alla continuazione o all’interruzione dei farmaci antipertensivi precedentemente utilizzati nei pazienti che avevano recentemente avuto un ictus.
Lo studio COSSACS ( Continue or Stop Post-Stroke Antihypertensives Collaborative Study ) era uno studio multicentrico, prospettico, randomizzato, in aperto e con endpoint in cieco.
I pazienti che hanno preso parte allo studio sono stati reclutati in 49 Centri del UK National Institute for Health Research Stroke Research Network nel periodo 2003-2009, avevano età superiore a 18 anni ed erano in terapia con farmaci antipertensivi; sono stati arruolati entro 48 ore dall’ictus e dall’ultima dose di farmaco antipertensivo.
I pazienti sono stati assegnati in maniera casuale, e in rapporto 1:1, a continuare o interrompere la terapia antipertensiva che stavano assumendo per 2 settimane.
Pazienti e medici che avevano effettuato la randomizzazione erano a conoscenza del gruppo di assegnazione, mentre i medici che avevano valutato gli esiti a 2 settimane e a 6 mesi non erano a conoscenza del gruppo di assegnazione.
L’endpoint primario era la mortalità o la dipendenza a 2 settimane, con la dipendenza definita come un punteggio alla scala di Rankin modificata superiore a 3 punti.
Le analisi sono state condotte per intention-to-treat.
In totale, 763 pazienti sono stati assegnati a continuare ( n=379 ) o interrompere ( n=384 ) il farmaco anti-ipertensivo che stavano assumendo: 72 dei 379 pazienti nel gruppo continuazione e 82 dei 384 nel gruppo interruzione ha raggiunto l’endpoint primario ( rischio relativo, RR=0.86; p=0.3 ).
La differenza nella pressione sanguigna sistolica a 2 settimane tra il gruppo continuazione e quello interruzione è stata di 13 mmHg e la differenza nella pressione diastolica è stata di 8 mmHg ( differenza tra i gruppi p inferiore a 0.0001 ).
Non sono state osservate differenze sostanziali nei tassi di eventi avversi gravi, nella mortalità a 6 mesi o negli eventi cardiovascolari maggiori.
In conclusione, la continuazione della pre-esistente terapia antipertensiva non ha ridotto i tassi di morte, dipendenza o eventi cardiovascolari a 2 settimane o la mortalità a 6 mesi.
Livelli più bassi di pressione sanguigna nei pazienti che avevano continuato la terapia antipertensiva dopo ictus acuto lieve non sono risultati associati a un aumento degli eventi avversi.
Questi risultati neutri potrebbero essere dovuti al fatto che lo studio COSSACS non era abbastanza potente a causa dell’interruzione precoce dello studio. ( Xagena2010 )
Robinson TG et al, Lancet Neurol 2010; 9: 767-775
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