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Rilevanza clinica dei microsanguinamenti nella trombolisi da ictus acuto


I microsanguinamenti cerebrali sono associati a un maggiore rischio di emorragia intracerebrale sintomatica e a esito funzionale sfavorevole nei pazienti con ictus ischemico sottoposti a terapia trombolitica.

È stata eseguita una revisione sistematica e una meta-analisi per valutare se la presenza di microsanguinamenti cerebrali ( CMB ) alla risonanza magnetica prima del trattamento dei pazienti con ictus ischemico acuto sottoposti a trombolisi per via endovenosa fosse associata a un aumentato rischio di emorragia intracerebrale sintomatica ( ICH ) e a esiti funzionali sfavorevoli.

Sono stati raggruppati in una meta-analisi 8 studi ammissibili con 2.601 pazienti con ictus trattati con trombolisi per via endovenosa.

La prevalenza di microsanguinamenti cerebrali cumulativa era del 24%.

L’incidenza ( dati aggregati ) di emorragia intracerebrale sintomatica era del 5% nei pazienti con microsanguinamenti cerebrali e del 3% nei pazienti senza queste microemorragie.

La presenza di microsanguinamenti cerebrali era associata ad alto rischio di emorragia intracerebrale sintomatica rispetto ai pazienti senza questa condizione ( odds ratio, OR=2.18; P=0.021 ).

4 studi ( n=1.665 ) hanno riportato dati relativi al risultato funzionale da 3 a 6 mesi post-ictus.

L'incidenza combinata di risultato funzionale sfavorevole è stata del 52% nei pazienti con microsanguinamenti cerebrali, rispetto al 41% in quelli senza.
Una meta-analisi di questi studi ha determinato un odds ratio di 1.58 per la presenza di microsanguinamenti cerebrali ed esito sfavorevole ( P=0.002 ).

In conclusione, i microsanguinamenti cerebrali sono associati a un maggior rischio di emorragia intracerebrale sintomatica e a risultato funzionale sfavorevole nei pazienti con ictus ischemico sottoposti a terapia trombolitica.
In assenza di analisi aggiustate e prove randomizzate, questo rischio sembra accettabile e probabilmente non dovrebbe scoraggiare le terapie di ricanalizzazione in questa popolazione di pazienti. ( Xagena2016)

Charidimou A et al, Neurology 2016; 87: 1534-1541

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