È stata studiata la mortalità a breve termine e la mortalità a lungo termine dopo emorragia intracerebrale ( ICH ) ed emorragia subaracnoidea ( SAH ) utilizzando i dati dal database Health Improvement Network.
I casi di mortalità a 30 giorni sono stati stratificati per età, sesso e anno dopo emorragia intracerebrale ed emorragia subaracnoidea.
È stato stimato il rischio di morte durante il primo anno di follow-up e i superstiti a 1 anno.
La percentuale di casi letali dopo emorragia intracerebrale è stata del 42.0%, rispetto al 28.7% dopo emorragia subaracnoidea.
Essa è aumentata con l'età ( ICH: 29.7% tra 20 e 49 anni, 54.6% tra 80 e 89 anni; SAH: 20.3% tra 20 e 49 anni, 56.7% tra 80 e 89 anni, entrambi P trend minore di 0.001 ) ed è diminuita nel periodo tra il 2000-2001 e il 2006-2008 ( ICH: da 53.1% a 35.8%, P trend minore di 0.001; SAH: da 33.3% a 24.7%, P trend=0.02 ).
Il rischio di morte è stato significativamente più alto tra i pazienti con ictus durante il primo anno di follow-up rispetto ai controlli ( ICH: hazard ratio, HR=2.60, P minore di 0.01; SAH: HR 2.87, P minore di 0.01 ) ed è rimasto elevato tra i sopravvissuti a 1 anno ( ICH: HR=2.02, P minore di 0.01; SAH: HR=1.32, P=0.03 ).
In conclusione, più di un terzo degli individui muore nel primo mese dopo un ictus emorragico e i pazienti più giovani di 50 anni hanno più probabilità di morire dopo emorragia intracerebrale rispetto a emorragia subaracnoidea.
La mortalità a breve termine risulta diminuita nel corso del tempo.
I pazienti che sopravvivono a un ictus emorragico hanno un continuo elevato rischio di morte rispetto agli individui abbinati della popolazione generale. ( Xagena2013 )
González-Pérez A et al, Neurology 2013; 81: 6: 559-565
Neuro2013