Uno studio di popolazione condotto a Taiwan ha mostrato che gli adulti a cui è prescritta la terapia con statine dopo un ictus hanno meno probabilità di subire una frattura, rispetto ai pazienti che non assumono questi farmaci.
L'ictus è un importante fattore di rischio per l'osteoporosi e le fratture, con una significativa perdita di densità minerale ossea, disabilità dell'andatura, compromissione dell'equilibrio, immobilizzazione e aumento del rischio di caduta.
Le fratture, che sono una complicanza comune dell'ictus, possono ridurre ulteriormente il recupero funzionale, prolungare la disabilità e aumentare il rischio di mortalità tra i pazienti colpiti da ictus.
Pertanto, è imperativo sviluppare strategie per il trattamento dell'osteoporosi e la prevenzione delle fratture tra i sopravvissuti a un evento ictale.
In uno studio basato sulla popolazione, correlato al punteggio di propensione, sono stati analizzati i dati di 5.254 pazienti con nuova diagnosi di ictus e senza una precedente storia di osteoporosi o frattura tra il 2000 e il 2012, registrati nel National Health Insurance Research Database di Taiwan.
La coorte includeva 2.627 pazienti utilizzatori di statine e 2.627 pazienti che non assumevano questi farmaci.
Durante un follow-up medio di 4.2 anni, 390 pazienti nel gruppo statine e 535 nel gruppo non-statine hanno subito fratture dell'anca o vertebrali o hanno sviluppato osteoporosi dopo l'ictus.
Le curve di Kaplan-Meier hanno rivelato una incidenza cumulativa inferiore di qualsiasi evento nel gruppo statina rispetto al gruppo non-statina ( 35.1 vs 48 per 1.000 persona-anno, rispettivamente P inferiore a 0.001 ).
E' stato scoperto che l'uso di statine post-ictus era associato a un rischio complessivo inferiore per l'esito primario combinato ( hazard ratio aggiustato, aHR=0.66, IC 95%, 0.58-0.76 ).
Nelle sottoanalisi, l'impiego di statine era anche associato a un ridotto rischio di osteoporosi ( aHR = 0.68, IC 95%, 0.58-0.79 ), frattura dell'anca ( aHR = 0.59, IC 95%, 0.47-0.75 ) e frattura vertebrale ( aHR = 0.73; IC 95%, 0.6-0.9 ).
E' stata anche osservata una relazione dose-effetto tra le dosi giornaliere cumulative definite di uso di statine e il rischio ridotto per l'esito primario combinato.
Nei pazienti con dosi giornaliere cumulative definite di statine da 1 a 90, l'hazard ratio aggiustato era di 0.96 ( IC 95%, 0.91-1.15 ), scendendo a 0.86 per i pazienti con dosi giornaliere cumulative definite da 91 a 263 ( IC 95%, 0.71-1.03 ) e 0.34 per i pazienti con più di 365 dosi giornaliere cumulative definite ( IC 95%, 0.27-0.43 ).
Dallo studio è emerso che per diverse dosi cumulative di statine, solo i pazienti con alte dosi giornaliere cumulative definite di statine hanno presentato una significativa riduzione del rischio di osteoporosi e fratture.
I risultati persistevano nelle analisi di sensibilità stratificate per età, sesso e tipo di ictus; mentre
non persistevano tra i pazienti che hanno subito un ictus emorragico, probabilmente a causa di un numero insufficiente di casi in questa categoria. ( Xagena2018 )
Fonte: Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2018
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