Si è determinato se la spossatezza nella fase acuta successiva all’ictus possa predire gli esiti di salute fisica e mentale a lungo termine riferita dal paziente 18 mesi più tardi.
I pazienti ( n=96, età media 67.8 anni ) sono stati valutati entro 2 settimane di ricovero ospedaliero per primo ictus ( fase acuta ) e 18 mesi più tardi.
Le misure comprendevano la Fatigue Severity Scale e il Beck Depression Inventory II.
Lo Short Form-36 è stato utilizzato per valutare la salute fisica e mentale auto-riferita.
Sono state esaminate le relazioni tra la fatigue ( senso di affaticamento ) in fase acuta e gli esiti di salute successivi, controllando per le covariate rilevanti.
La spossatezza in fase acuta è stata associata con la salute fisica a 18 mesi di follow-up, ma non con la salute mentale.
Dopo aggiustamento per altri potenziali predittori di esiti di salute, tra cui età, sesso, stato di convivenza, salute fisica o mentale in fase acuta e sintomi depressivi, la fatica in fase acuta è rimasta un predittore significativo di successiva salute fisica, ma non-mentale.
Sono state esaminate anche le relazioni inverse, ma né la salute fisica né la salute mentale in fase acuta hanno predetto la spossatezza a 18 mesi; il miglior predittore di affaticamento a 18 mesi di follow-up è stato l’affaticamento in fase acuta.
In conclusione, questi risultati hanno indicato che la stanchezza in fase acuta è un fattore di rischio indipendente per una scarsa salute fisica 18 mesi dopo l'ictus.
La diagnosi e il trattamento della spossatezza in fase acuta possono migliorare la qualità di vita correlata alla salute tra i sopravvissuti a ictus.
Sono necessari trattamenti efficaci per l’affaticamento dopo l’ictus, sia in fase acuta e più tardi nel periodo di recupero. ( Xagena2013 )
Lerdal A, Gay CL, Neurology 2013; 81: 18: 1581-1587
Neuro2013