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Fatalismo, ottimismo, spiritualità, sintomi depressivi ed esito di ictus


Si è cercato di descrivere l'associazione tra spiritualità, ottimismo, fatalismo e sintomi depressivi con la gravità dell'ictus iniziale, la recidiva di ictus e la mortalità post-ictus.

Sono stati accertati i casi di ictus nel periodo 2004-2008 in Nueces County, Texas ( Stati Uniti ).

I pazienti senza afasia sono stati interrogati sui propri ricordi di sintomi depressivi, fatalismo, ottimismo e spiritualità non organizzata prima dell'ictus usando scale validate.

L'associazione tra scale ed esiti di ictus è stata studiata utilizzando la regressione lineare multipla con la National Institutes of Health Stroke Scale log-trasformata e la regressione dei rischi proporzionali di Cox per la recidiva e la mortalità.

Hanno partecipato allo studio 669 pazienti; il 48.7% era rappresentato da donne.

In modelli completamente aggiustati, un aumento nel fatalismo dal primo al terzo quartile è stato associato a mortalità per tutte le cause ( hazard ratio HR=1.41 ) e marginalmente associato al rischio di recidiva ( HR=1.35 ), ma non alla gravità dell'ictus.

Allo stesso modo, un aumento dei sintomi depressivi è stato associato a un aumento della mortalità ( HR=1.32 ), marginalmente associato a recidiva di ictus ( HR=1.22 ) e con un 9.0% di aumento della gravità dell'ictus.
I sintomi depressivi hanno alterato l’associazione fatalismo-mortalità in modo tale che l'associazione tra fatalismo e mortalità è stata più pronunciata per i pazienti che non presentavano sintomi depressivi.

Né l’ottimismo né la spiritualità hanno conferito un effetto significativo sulla gravità dell'ictus, la recidiva, o la mortalità.

In conclusione, tra i pazienti che hanno già avuto un ictus, i sintomi depressivi e il fatalismo pre-ictus autoriportati, ma non l'ottimismo o la spiritualità, sono risultati associati ad un aumentato rischio di recidiva di ictus e di mortalità.
Fattori di rischio non-convenzionali possono spiegare alcune variabilità negli esiti di ictus osservati nella popolazione e possono rappresentare nuovi obiettivi di intervento. ( Xagena2011 )

Morgenstern LB et al, Stroke 2011; 42: 3518-3523


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