Il neuroprotettore Nerinetide si è dimostrato promettente nel ridurre i volumi dell'infarto nei modelli di riperfusione ischemica dei primati.
Si è ipotizzato che la crescita precoce dell'infarto secondario dopo la terapia endovascolare ( EVT ) possa essere un biomarcatore surrogato adatto per testare i composti neuroprotettivi, sia possibile valutarla in ambito acuto utilizzando la risonanza magnetica sequenziale e possa essere modificata mediante trattamento con Nerinetide.
REPERFUSE-NA1 era un sottostudio prospettico multisito di MRI ( risonanza magnetica per immagini ) dello studio randomizzato e controllato ESCAPE-NA1 che ha coinvolto pazienti con ictus occlusivo acuto invalidante di grandi vasi sottoposti a terapia endovascolare entro 12 ore dall'esordio e randomizzati a ricevere Nerinetide per via endovenosa oppure placebo.
I pazienti arruolati nello studio REPERFUSE-NA1 sono stati sottoposti a MRI sequenziale meno di 5 ore dopo la terapia endovascolare ( giorno 1 ) e dopo 24 ore ( giorno 2 ).
L'esito primario era la crescita totale dell'infarto alla risonanza magnetica pesata in diffusione ( MR-DWI ) subito dopo la terapia endovascolare, definita come la differenza di volume della lesione tra il giorno 2 e il giorno 1.
L'esito secondario era la crescita dell'infarto regione-specifica in diversi compartimenti del tessuto cerebrale.
In tutto 67 dei 71 pazienti inclusi avevano una risonanza magnetica di qualità sufficiente. Il volume mediano dell’infarto post-terapia endovascolare era di 12.98 ml nel gruppo Nerinetide e 10.80 ml nel gruppo di controllo ( P=0.59 ).
I pazienti trattati con Nerinetide hanno mostrato una crescita mediana dell'infarto secondario precoce di 5.92 ml rispetto a 10.80 ml nei pazienti trattati con placebo ( P=0.30 ).
Alteplase per via endovenosa ha modificato l'effetto del Nerinetide sulla crescita dell'infarto regione-specifica nei compartimenti della sostanza bianca e dei gangli della base.
Nei pazienti senza Alteplase, il tasso di crescita dell’infarto è stato ridotto del 120% nella sostanza bianca ( P=0.03 ) e del 340% nei gangli della base ( P=0.02 ) nel gruppo Nerinetide rispetto al placebo dopo aggiustamento per i fattori confondenti.
Questo studio ha evidenziato il potenziale dell’utilizzo dell’imaging con risonanza magnetica come biomarcatore per stimare l’effetto di un agente neuroprotettivo nel trattamento dell’ictus acuto.
I pazienti con ictus occlusivo acuto dei grandi vasi hanno mostrato un'apprezzabile crescita infartuale precoce sia nella sostanza grigia che nella sostanza bianca dopo essere stati sottoposti a terapia endovascolare.
Considerando i volumi complessivi dell’infarto relativamente piccoli in questo studio, il trattamento con Nerinetide è risultato associato a una percentuale di crescita dell’infarto leggermente ridotta nella sostanza bianca e nei gangli della base rispetto al placebo nei pazienti che non ricevevano Alteplase per via endovenosa e non ha avuto alcun effetto sulla crescita totale dell’infarto secondario precoce. ( Xagena2024 )
Fladt J et al, Neurology 2024;102(2):e207976.
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