La fibrillazione atriale è uno dei principali fattori di rischio per l’ictus ischemico e la sua prevalenza aumenta in modo sensibile con l’età.
Uno studio compiuto da Ricercatori dell’Università dell’Aquila ha valutato la prevalenza della fibrillazione atriale e la sua influenza sulla prognosi nei pazienti con un primo episodio di ictus ischemico.
La presenza di fibrillazione atriale all’insorgenza dell’ictus durante la fase acuta è stata confermata dall’elettrocardiogramma in 869 di 3530 pazienti con ictus ischemico.
Rispetto ai pazienti senza aritmia, quelli con fibrillazione atriale erano per lo più donne di 80 anni o più, con malattia coronarica e arteriopatia periferica.
La presenza di fibrillazione atriale è stata associata ad un elevato tasso di mortalità a 30 giorni ( 32.5% ) e ad 1 anno ( 49.5% ), ad una più elevata percentuale di recidiva di ictus nel primo anno di follow-up ( 6.6% versus 4.4%; p = 0.046 ) e ad una minore sopravvivenza dopo un periodo medio di follow-up di 45.2 mesi ( p < 0.0001 ).
All’analisi multivariata di regressione di Cox, la fibrillazione atriale è risultata un fattore predittivo indipendente di mortalità a 30 giorni e ad 1 anno.
Quasi il 17% di tutti i decessi è da attribuire alla presenza di fibrillazione atriale.
Dai risultati ottenuti è emersa un’alta prevalenza di fibrillazione atriale nei pazienti al primo episodio di ictus ischemico, specialmente tra le donne anziane. ( Xagena2005 )
Marini C et al, Stroke 2005; 36: 1115-1119
Cardio2005 Neuro2005