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Uso di biomarcatori ematici per predire l'esito sfavorevole dopo attacco ischemico transitorio acuto o ictus ischemico


La prognosi di mortalità o invalidità ( esiti sfavorevoli ) dopo ictus attraverso modelli clinici validati potrebbe essere migliorata con l'aggiunta della misurazione di biomarker ematici.

E' stato studiato in quale misura tali dati migliorino la classificazione dei pazienti nelle 4 categorie di rischio predetto di risultati sfavorevoli: molto alto, intermedio alto, intermedio basso e molto basso.

Sono stati reclutati in modo prospettico pazienti sintomatici entro le 24 ore da eventi ischemici cerebrovascolari.

Sono stati reclutati 270 pazienti con eventi ischemici cerebrovascolari acuti.

A 3 mesi, 112 pazienti hanno presentato prognosi negativa.
Dopo aggiustamento per età e gravità dell'ictus, solo l'interleuchina-6 ( IL-6 ) e il pro-peptide natriuretico cerebrale N-terminale ( NT-proBNP ) sono risultati associati significativamente alla prognosi sfavorevole.

L'aggiunta di IL-6 e di NT-proBNP alla scala NIHSS ( National Institutes of Health Stroke Scale ) e l'età non hanno migliorato la previsione dell’esito sfavorevole.

In conclusione, né l'interleuchina-6, né il pro-peptide natriuretico cerebrale N-terminale hanno avuto sufficiente potere predittivo per essere di utilità clinica nel predire l'esito sfavorevole dopo ictus. ( Xagena2012 )

Whiteley W et al, Stroke 2012; 43: 86-91


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